ALTRI ORIZZONTI
Prisca Agustoni
Régis Bonvicino. PÁGINA ÓRFÃ. São Paulo: Editora Martins Fontes, 2007, 136p.
Il poeta Régis Bonvicino (São Paulo, 1955) s’iscrive con un percorso interessantissimo nel panorama della cultura brasiliana degli ultimi trent’anni, non solo per la sua attività come poeta, ma anche in ragione della sua attività come editore (e fondatore) di importanti riviste letterarie, come l’attuale Sibila (http://www.sibila.com.br). Particolarmente relevante, come editore, la sua costante ricerca per un dialogo con poeti e correnti estetiche al di fuori dei confini nazionali, per mezzo di traduzioni, letture, performance, ecc…
Questo aspetto, ossia, una ricerca d’apertura verso altri orizzonti, è verificabile anche in questa nuova raccolta di poesie, PÁGINA ÓRFÃ, principalmente nella ricerca di un’apertura che si realizza meno in termini geografici quanto piuttosto attraverso riferimenti a fatti che, normalmente, non fanno parte dei temi prediletti della poesia, visto che contemplano avvenimenti della cronica politica internazionale, o integrano vari frammenti del linguaggio della pubblicità, dei mass media, dei banners urbani, ecc.
Tutto questo è collocato in dialogo, nelle poesie che compongono questo libro, attraverso uma tecnica che assomiglia al patchwork, ossia, associando elementi apparentemente strani o poco familiari tra di loro, con un intuito prettamente politico di rivestire gli accostamenti di un discorso che interroga i valori fondamentali della nostra società del consumo e del kitch. In questo senso, diventa particolarmente significativa, nelle sue poesie, la scelta per uno stile che illustri o riproduca al meglio il tema in questione: questo avviene quando il poeta desidera catturare e parlarci, senza mezzi termini, dei paradossi generati dalla nostra società globalizzata e capitalista, che aprono abissi sociali individualizzabili sin nei dettagli apparentemente insignificanti del quotidiano urbano. Lo fa adottando uno stile che privilegia l’uso del frammento, del residuo, del taglio (semantico e sintattico) come mezzo di espressione di un caos la cui genesi e decifrazione rimangono ermetici.
Trattasi, come osserva il critico João Adolfo Hansen, nel denso saggio che accompagna il volume, di una continua “drammatizzazione dei procedimenti con cui il poeta costruisce il riferimento” (p.116), sia esso intertestuale – in un dialogo con poeti quali Drummond de Andrade, Leminski, Rimbaud, T.S.Eliot – sia esso relativo al contesto sociale o politico internazionale – come nella poesia “sem título” quando esiste un riferimento alla tragedia nucleare di Chernobyl.
Questa tecnica si costruisce a partire dalla concezione della parola poetica come un frammento, o meglio, “un residuo della memoria dell’esperienza storica della poesia” (Hansen, p. 118). I frammenti – le parole, le immagini, gli accostamenti – intensificano l’aspetto autoreferenziale, metalinguistico della poesia moderna, che si definisce, per Régis Bonvicino, in termini negativi, come nella poesia “manuscrito”:
“parole/ una bottiglia gettata al mare? No / parole/ una bottiglia lanciata contro lo specchio”. La definizione della funzione della poesia, come si può notare da questi versi, è negativa: “ogni uomo in questo mondo è evidentemente un’isola, e le parole sono bottiglie lanciate contro lo specchio”, dove “lo specchio, figura classica della mimesi, qui è un segno del narcisismo della cultura contemporanea” (Hansen, p. 118).
SEMICERCHiO, rivista di poesia comparata.
Firenze
Ed. Le Lettere
n. XXXVII
2008
(setor: RECENSIONI)